…Del tempo passato e del tempo perduto…

Carissima Giulia,

Non ti offenderai se per una volta non scrivo a te direttamente ma ti “sfrutto” per fare arrivare le mie parole a una persona che so che adesso è lì con te.. Ormai siete in tanti di famiglia lì sulla tua nuvoletta, e il mio cuore ha tante parti di qui e tante parti di là..

Non ridacchiare.. So che avrai appreso un sacco di cose sulla tua mamma che io ho cercato di tenerti segrete… Ma don Andrea è così, é un burlone.

Un’ultima premessa, poi comincio. Questa lettera parla del tempo passato, inteso come trascorso, e del tempo perduto, inteso come il tempo che non torna più, e presto capirai perché, amore mio.

Carissimo don,

Non so bene da che parte cominciare.. Non ridere, lo so che sono ripetitiva.. É la stessa cosa che ti dicevo quando venivo a confessarmi.. Perché è vero che anche allora non sapevo da dove cominciare. E tu mi guardavi di sottecchi e mi sorridevi e mi dicevi “Dall’inizio Carlottin. Comincia dall’inizio che così non sbagli”. E io provavo a imbastire un discorso. Di solito parlavo di getto perché avevo paura di dimenticarmi le cose, e tu mi lasciavi finire, e poi stavi in silenzio. E mi guardavi. Con affetto. E alle mie mille domande rispondevi sempre “è un grande mistero”. E io mi arrabbiavo e provavo a ribattere, ma la cosa non ti scalfiva nemmeno un po’. E con i tuoi occhi sereni e la tua voce calma mi dicevi esattamente quello che io ero venuta a cercare.. Sapevi precisamente di che cosa avessi bisogno in quel momento e mi davi tutte le soluzioni. Avevamo tempo allora, tanto tempo. Di solito eravamo a Pianderuine, sul prato, c’era un bel sole, le mucche al pascolo, dalla cucina un profumo di torta, il rumore del ruscello in sottofondo. Chiudo gli occhi e rivedo tutto. Il cielo azzurrissimo, i dormitori puzzolenti, le file di scarponi, il refettorio apparecchiato, il fuoco in mezzo al pratone, tu con il fazzoletto bianco in testa. Tempo e serenità ne avevamo, in abbondanza. C’è una cosa che ti devo dire.. Che mi piace tantissimo tra tutte quelle che hai scrito la storia di San Disma, il pulcinella del paradiso. Che per me è un segno di grande speranza, perché si è salvato in corner.. Anche lui ha sprecato un sacco di tempo ma poi è come se, nel recupero, avesse segnato un goal incredibile.

Sapessi quante volte in questi mesi ho ripensato a tutto questo…

E ho pensato che se continuo così nemmeno San Disma mi salverà.

Con te sono stata davvero un’ingrata.. Mi hai sopportato come mio insegnante di religione, poi negli anni bellissimi del nostro gruppo giovanile, mi hai sposata, e tra parentesi ti ho costretto a fare un sacco di km per celebrare il mio matrimonio, e mi sei sempre stato vicino, anche se io non partecipavo più alle tue attività.. E poi da novembre in avanti hai pregato tantissimo, hai celebrato messe per Giulia, e mi hai telefonato tante volte, l’ultima non più di un mese fa.

Hai cercato di salvarmi in tutti i modi dal baratro buio in cui rischiavo di cadere, mi hai invitata tante volte a venire a trovarti… Ma io ho rimandato e rimandato.. E ora, ancora una volta, il tempo non ce l’ho più.

Ricordo benissimo quello che mi hai detto l’ultima volta che ci siamo sentiti, era una cosa del tipo “Carlottin io ho fatto tutto quello che potevo fare, ora tocca a te..” e chi ti conosce bene sa che sulla preghiera non risparmiavi, per cui di sicuro hai pregato tantissimo. Ti confesso una cosa don.. Ho avuto paura a venire da te, paura dei tuoi occhi che mi avrebbero guardato dentro e avrebbero smontato le mie certezze e fatto a pezzi i miei dubbi, paura di confrontarmi con una fede come la tua tanto pura da risultare incomprensibile ai più, paura della pace che sapevi dare a chi ti stava vicino e ti seguiva, perché, credimi, ho ancora troppo travaglio dentro il cuore e dentro la testa per affidarmi alla speranza della preghiera e alla pazzia della fede. Ti avrei voluto dire che la vita mi ha tolto tanto, quasi tutto, e so che tu mi avresti sgridata dicendomi che in realtà mi ha dato tantissimo, perché mi ha concesso il privilegio di essere la mamma di una bambina speciale, che è già santa. E questo non vuol dire essere privilegiati? Credo che mi avresti detto qualcosa del genere, che dove è Giulia non c’è più né sofferenza né dolore ma solo pace, e so che io ti avrei risposto che lo so ma non mi interessa perché a me manca il vederla e toccarla e sentirla ogni giorno con me. E so che tu avresti sorriso e mi avresti convinta che come al solito avevi ragione tu.. Perché alla fine dicevi qualcosa che ci convinceva sempre tutti.

Beh, io non ero pronta e non lo sono ancora adesso per far pace con Dio, con me stessa e con il mondo. Sono incazzata nera, perdonami il termine, e non è ancora il tempo di essere in pace. “E chi l’ha detto questo?” mi avresti domandato. “Io” ti avrei risposto. E tu avresti cominciato a ridere, con le mani intrecciate sulla tua pancia e quella cintura troppo alta che amavi portare, e ti sarebbero venute le lacrime agli occhi. E io mi sarei arrabbiata tantissimo, ancora di più, perché la cosa è molto seria, e non fa ridere per niente.

“E ora non c’è più tempo don” . “Chi lo ha deciso questo?” “Io”. Altra risata. Ma questa volta sento una vocina allegra che ride anche lei, e vedo una bimbetta che spunta da dietro. “Sei incorreggibile mamma,lo sai?” “Lo so amore mio ma non ti ci mettere anche tu…” “Il tempo lo hai, devi solo sfruttarlo al meglio”. “La fate facile voi, perché lì da voi il tempo non passa mai” “La fai difficile tu, mamma Carlotta, perché trovi sempre un sacco di scuse..”

Ben arrivato in Paradiso don Andrea… Abbraccia Giulia per me.

“…se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma trasformata.. E mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo…”.

“Sarà vero don?”” E’ un grande mistero, Carlottin”.

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