Incidenti stradali

Fa caldo oggi. È estate del resto..Che tempo potrebbe fare? Non si può pensare che a luglio non ci sia il sole. E alle 12 è il massimo dell afa.
Suona  il telefono. C’è stato un incidente. Via siffredi, la conosciamo. Le macchine sfrecciano veloci. Le moto anche. Hanno fretta di andare. E in questa estate assurda di lavori e traffico hanno ancora più fretta del solito. Tra gincane e scambi di carreggiata, si fanno strada senza paura. E tu, come tutti gli altri, vai di fretta. Sei giovane, hai tutta la vita davanti, ma corri, perché la nonna ha fatto i ravioli e non vuoi farla aspettare. Ma la vita ti presenta il conto. Un conto salato, troppo salato, indigesto. Arriviamo. Scendiamo dalla macchina. La scena è quella vista mille volte, la moto ammucchiata in un angolo, ancora accesa, quasi integra, tu sdraiato sull asfalto. Non ti muovi, ma per noi è routine. Nella nostra testa sappiamo che ti muoverài. Aprirài gli occhi e noi faremo il nostro lavoro con calma ma contenti, perché l incidente non era grave come sembrava alla prima occhiata.
Invece.. Scendiamo, guardiamo, e basta uno sguardo per capire che non hai mancato l appuntamento con la morte, che questa volta, come troppe volte, ha vinto lei. Gabriele mi guarda, si scusa, non ha nemmeno tolto il casco, perché anche un bambino capirebbe che non serve a niente, e che il tuo corpo sfigurato ormai é vuoto, inutile. Davide mi guarda, sa che per me non è semplice pensare che un altro figlio se ne è andato, che un’altra madre piangera, che in ogni corpo sfigurato dalla morte rivedo la mia piccina ormai fredda.
Esito un attimo, ma non ho scelta, mi avvicino. Basta un lenzuolo bianco, che bianco dopo poco non è più. Togliamo il casco, per pietà. Gli occhi non li possiamo chiudere, ma non è necessario.  La tua pelle ha già il colore della morte, come se fosse passato un secolo. Sembri una statua di cera. Fa caldo, la gente si ammassa, la polizia fa i rilievi, noi facciamo i conti con la nostra testa ata, cerchiamo di non pensare, dobbiamo darci una spiegazione. Di sicuro hai fatto qualcosa di sbagliato, andavi troppo forte, la moto ti ha tradito, l asfalto era sporco, sei stato imprudente, perché per noi che le due ruote le usiamo sempre e comunque non è accettabile morire così a meno di non essere stati superficiali.. E poi avevi solo 20 anni, e a quell’età sei invincibile, non puoi morire così.
E come per magia sotto quel lenzuolo tu Simone scompari, non sei più Simone, sei un numero, l’ennesimo, vittima di un destino beffardo, che è fatto di una Nonna che ti aspetterà invano a pranzo da oggi per ogni giorno a venire, di due genitori che si interrogheranno sulle loro responsabilità, si chiederanno se non sarebbe stato meglio non fartela comprare quella moto, di una solitudine e di un vuoto che prenderanno tutti quelli che ti hanno conosciuto.
Ma tu Simone dove sei? Nemmeno il tempo di partire dal lavoro che sei volato via, e ora guardi tutto dall alto della tua nuvoletta, sereno. Acceleri a bomba aprendo a manetta, e ridendo ci guardi affannarci sulla strada. Sei sereno adesso. Invincibile. Sai che mamma e papà non ti dimenticheranno mai, che la nonna da adesso in poi si augurera che ogni giorno per lei sia l ultimo, e li guarderai da un mondo fatto di serenità e di pace. Ti giri, una bimba ti chiama, vuole fare un giro in moto, la fai salire, e partite insieme, ridendo. E quando tu acceleri lei si gira, mi sorride, mi saluta con la mano. Ciao Giulia!
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