Non chiamateci eroi

Cara Giulia,

sono tantissimi giorni che non ti scrivo, hai ragione, ma devi sapere che qui dall’ultima lettera che ti ho mandato sono successe delle cose davvero incredibili. Viviamo un momento storico molto difficile, come mai avremmo pensato potesse accadere. Quindi diciamo che ci siamo dovuti tutti resettare un pochino, per adattarci ai cambiamenti che ci sono stati imposti dalla vita. Sicuramente lì dove sei avrai sentito parlare di Coronavirus e di sicuro curiosa come sei di imparare avrai già chiesto notizie sulla materia a tutti per cui sarai molto ben informata… quello che ti posso dire è che qui se ne parla sempre… a colazione, a pranzo, a cena, mentre dormiamo, sempre… e non ne possiamo davvero più. Chi come la mamma fa il dottore poi è veramente alla frutta…per mille motivi…  ma questa è un’altra storia di cui ti dirò un altro giorno.

Oggi mi preme affrontare questa questione… gli EROI. Tu che amavi la storia ti sei fatta raccontare dalla nonna Pao tutto il possibile sui greci e sui romani, sui troiani e sugli achei… e quindi quegli EROI ben li conosci. In più hai letto con attenzione il libro che ti ha regalato Irene grande, con tutte le storie sulle donne che hanno fatto la storia, anche loro EROINE. Tuo fratello è un po’ di giorni che chiede notizie del prozio della nonna Pao che pare sia stato decorato in guerra… sono passati un po’ di anni quindi la sua vera storia non la ricorda bene nemmeno lei, ma di sicuro se lo hanno decorato sarà stato un EROE vero. Io sono cresciuta con il mito di mio nonno Carlo, un vero EROE, un carabiniere che per non aderire alla Repubblica di Salò ha trascorso qualche anno in campo di concentramento… ma se mi chiedi chi sono i veri EROI moderni non ti so rispondere con certezza perchè questa è una parola che spesso viene usata a sproposito.

O meglio… ci sono gli EROI dello sport, quelli che si sono impsti al termine di imprese epiche, vedi gli EROI DI WEMBLEY, gli inglesi che nel 1966 vinsero per la prima e ultima volta la coppa del mondo di calcio, gli EROI dell’Italia del 2006 (quella che contro ogni previsione ha vinto il campionato del mondo di calcio… esatto… sempre di calcio…), gli EROI del Tour de France e di tante altre maratone sortive… ma poi? Chi si può definire EROE al giorno d’oggi?

Sarò un po’ cruda, e come al solito in tanti diranno che sono un po’ cinica, ma io credo fermamente che chiunque porti a termine il proprio lavoro non possa essere definito EROE, ma rimane e rimarrà sempre una persona che non ha fatto altro che il suo dovere. Mi spiego meglio, tesoro. I giornali di oggi si sperticano in lodi incredibili di vari professionisti, a volte gli uni a volte gli altri, con titoloni sui giornali. Esempio: “Gesto eroico dei vigili del fuoco che si gettano nel fuoco per salvare n persone rimaste intrappolate”. Domanda: che cosa fanno i vigili del fuoco? Di solito intervengono in situazioni di pericolo quali per esempio gli incendi… quindi… quando lo fanno non fanno un gesto eroico, fanno semplicemente il loro lavoro. Si può discutere sul fatto che siano mal pagati per il lavoro che fanno, che abbiano poche tutele e pochi riconoscimenti, ok, ma il loro lavoro è questo e loro quando si arruolano lo sanno. Lo stesso vale per le forze dell’ordine, anche se in questo caso bisognerebbe fare qualche distinguo, ma non è l’argomento di oggi. Sono noiosa, lo so. E vengo al punto “Finalmente” dirai, alzando gli occhi… E NOI MEDICI?

Beh.. noi medici… non chiamateci eroi, perchè non lo siamo.

Non chiamateci eroi, perchè non lo meritiamo. Facciamo semplicemente il nostro lavoro, quello che abbiamo scelto, e per il quale veniamo pagati.

Non chiamateci eroi, perchè l’eroe in guerra può morire, ma noi non siamo nè martiri nè missionari. E io non voglio esserlo un eroe, perchè voglio andare in guerra armata, non con le mascherine-swiffer che la protezione civile ci ha fornito. Perchè poi finisce così, che ti mandano avanti, sul campo, male armato, come gli italiani della campagna di Russia, con gli scarponi di cartone. Li facessero loro, gli eroi, loro che sono sempre in TV a parlare di numeri, di curve, di grafici. Loro che non scendono in campo mai, nemmeno in panchina. Ricordati, amore mio, che chi ci chiama eroe adesso è lo stesso che in tempo di pace ha dissacrato, svilito, mortificato la professione medica, togliendo i fondi alla sanità pubblica, trasformandola in una gigantesca società per azioni, come se si potessero fare dei soldi sulla pelle dei malati, e riducendo la nostra professione a un mestiere qualunque. Come se tutti potessero fare i medici. Tutti possono esssere medici, Giulia, basta studiare e passare gli esami, ma non tutti sanno fare il medico nella maniera corretta.

Non chiamateci eroi, perchè noi siamo dei privilegiati. Abbiamo potuto studiare, e tanto, abbiamo quasi tutti alle spalle famiglie che ci hanno sopportato e supportato, perchè la nostra è una professione difficile, è una strada lunga e costosa. Abbiamo amici, compagni, mariti e mogli che ci tollerano da anni con i nostri orari un po’ balordi, i weekend impegnati, i lunedì mattina liberi quando tutti tornano a lavorare, le ferie nei periodi morti, quando il resto dell’umanità lavora.

Non chiamateci eroi, perchè ne abbiamo abbastanza di slogan e di stereotipi, a partire da quell'”ANDRA’ TUTTO BENE” che non ci rappresenta ed è una bugia colossale. Provate a dirlo a tutti quelli che hanno subito dei lutti, adesso o ieri o domani… Non andrà tutto bene, ma non perchè questo sia un periodo strano, solo perchè se fosse così non sarebbe la vita reale ma solo un’invenzione. Si nasce, si vive, si muore, si impara a convivere con il dolore, ma questo fa parte della vita. E non è diffondendo slogan idioti che si rassicura la gente, o che si passa il messaggio corretto.

Non chiamateci eroi, perchè in questa emergenza (che abbiamo contribuito a creare noi con i nostri comportamenti sconsiderati) non siamo eroi. Non più dei cassieri dei supermercati, che stanno lì a prendere gli sputi dei vecchietti che immancabilmente sono in giro e comprano NIENTE ma mettono a repentaglio la salute loro e altrui perchè vanno a fare la spesa tutti i giorni, non più dei corrieri, che per poche lire ci consegnano i pacchi di quello che abbiamo comprato (e non sono cose salvavita, lo sappiamo tutti), non più dei camionisti, che distribuiscono merci in tutto il nostro paese a qualunque ora del giorno e della notte, non più degli spazzini (io li chiamo così, senza offese per nessuno), che giorno e notte passano e ritirano la nostra spazzatura, non più degli addetti alle pulizie, che noi sgridiamo negli uffici, negli ospedali e nei nostri palazzi se non tirano a lucido pavimenti e scrivanie, non più di tutti quelli che, obbligati a casa e con tanti interrogativi sul loro futuro lavorativo e non, tirano la cinghia e provano ad arrivare a fine mese, senza più certezze di alcun genere.

Non chiamateci eroi. Siamo solo persone che cercano, ogni giorno, di fare il loro lavoro con dedizione e con amore, con passione e con professionalità convinti che se tutti collaborassimo nel nostro piccolo con comportamenti responsabili il mondo di cui siamo ospiti diventerebbe un posto migliore in cui vivere.

1 Comment
  • P
    Posted at 20:13h, 03 Aprile Rispondi

    Cara Giulia la tua mamma ha espresso un concetto molto profondo ma sono certa che saprai condividerlo perché sei cresciuta con tali valori.. È bello sentire e comprendere che la tua.mamma è sicuramente innamorata della propria professione.Tanti medici lo sono ugualmente e.noi li amiamo tutti.
    Mi ha fatto piacere che la mamma ti abbia scritto nuovamente : è un filo d’amore con il quale vi fate compagnia.Pensa sempre la tua mamma e accompagnarla …….Ciao cara

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